venerdì 2 ottobre 2015

NO alla gara europea per l'affidamento della gestione del Servizio Idrico Integrato

Solo silenzi, tutto tace perché una decisione è stata presa!
Quello che ci sentiamo di dire è che non è esistito nessun confronto, la decisione è stata presa in modo antidemocratico, come al solito nelle grigie stanze del Palazzo.

La scadenza del 30 Settembre che impegnava l’assemblea dei Sindaci della Provincia di Rimini in ATERSIR a decidere quale strumento utilizzare per la scelta dell’affidamento della gestione del Servizio Idrico Integrato, è arrivata. Tutto il nostro lavoro, quello del Comitato Acqua Bene Comune, dal 2011 ad oggi e finanche gli ordini del giorno fatti presentare in questi ultimi mesi non hanno sortito alcun passaggio ne in una Commissione, ne in un Consiglio D’ambito, per discutere su di un vero studio di fattibilità e sulle formule di gestione.

Ricordiamo che a Rimini il Consiglio Comunale ha deliberato il 18 Febbraio scorso, un ordine del giorno in cui si assumevano questi impegni:
“ 1) ad attivare un percorso partecipato che, oltre al Consiglio Comunale ed al Consiglio di Atersir, coinvolgesse anche i soggetti promotori del referendum acqua bene comune, così come previsto dallo Statuto del Comune di Rimini, per affrontare in maniera organica l'affidamento della gestione del servizio idrico integrato.
2) a predisporre un'analisi comparata costi/benefici tra le tre possibili opzioni, previste dalla normativa europea da sottoporre alla discussione politica sul tema ed aprire un confronto con tutti i soggetti interessati.
3) Al termine del percorso, il Consiglio Comunale conferirà, con proprio atto, mandato al Sindaco per rappresentare la volontà espressa in ambito ATERSIR".
Ci sono poi altri ordini del giorno dal contenuto simile, come quello di Coriano e Santarcangelo di Romagna, e impegni dei Consigli Comunali di Bellaria, Riccione e Misano, a decidere sull'affidamento del SII solo a fronte di uno studio di fattibilità serio e indipendente.

Nonostante ciò, non vi è stato alcun successivo passaggio nei Consigli Comunali per discutere sulle formule di gestione. Forse perché studi di fattibilità veri sulle 3 possibili forme di gestione del SII, che contengano le analisi costi/benefici e i piani industriali e finanziari per realizzarle, semplicemente NON CI SONO.
Abbiamo visto solo sventolare conti su quanto bisogna risarcire il gestore e su quanti soldi servono per una società pubblica, di cui non è ipotizzata ne una struttura o una sua formulazione, ne esiste alcun piano industriale ma in modo scorretto non si menzionato in un alcun modo che la tariffa dei contribuenti coprirebbe tutti i costi di una ripubblicizzazione.
Difronte alla realizzazione dell’avvio dei lavori per la sistemazione delle fogne a Rimini abbiamo attinto a 16 milioni di euro di finanziamento pubblico (Comune e Stato), il restante verrà messo da Hera e Romagna Acque ma tutto recuperato nelle tariffe delle bollette che già sono aumentate. In quest’operazione non troviamo in nessun passaggio la funzione di controllo del pubblico sul privato, ci vediamo solo il tentativo di una Spa di non ridurre in nessun modo l’utile fatturato sul ramo dell’idrico e diviso tra i soci privati.
Quello che si prospetta è l’attuazione della norma del tanto difeso Dl 133/2014 (lo Sblocca Italia) che impone il commissariamento dell'Ambito Locale da parte del Presidente della Regione, come riportato anche da IlSole24ore il 28/9 scorso: "il mancato affidamento al soggetto individuato come responsabile della gestione unitaria del servizio idrico integrato fa scattare l'intervento sostitutivo del presidente della regione, il quale esercita i poteri sostitutivi, comunicandolo al Ministero dell'ambiente e all'Aeeg (...) Il presidente della regione è tenuto anche a determinare le scadenze dei singoli adempimenti procedimentali e ad avviare entro 30 giorni le procedure di affidamento".

Ad oggi non essendoci stato l'affidamento del SII da parte del Consiglio d'Ambito della provincia di Rimini, come stabilito dalla norma, dovrà esercitare i poteri sostitutivi il Presidente della Regione, che crediamo ci tenga ad applicarlo così come ha fatto negando il Referendum per l'abrogazione parziale dell'articolo 38 del medesimo decreto.
Passati questi 30 gg senza scelte la palla passerà al Governo con la nomina del commissario ad acta. Ma si sa in questo paese non si rispettano i referendum e quindi tanto meno le leggi.
I sindaci o quanto meno alcuni tra cui il Sindaco di Rimini hanno dichiarato di volere una gestione pubblica e ci si auspica conosca la differenza tra gestione e proprietà.
Il confronto è volutamente mancato con i cittadini e per questo chiediamo di prorogare la scelta e fare uno studio serio, come quello effettuato nella provincia di Reggio Emilia che restituisce senza mezzi termini la convenienza nell’internalizzare la gestione del SII da parte del Pubblico, dei Comuni.
Valuteremo impugnazioni della decisione del consiglio  locale dal momento che i sindaci non hanno avuto alcun mandato e che al di là di quanto prevede la legge regionale che ha creato ATERSIR prevedendo il potere assoluto dei sindaci il TUEL e gli statuti comunali  attribuiscono questa specifica funzione ai propri consigli.
La volontà politica è chiara, il volta faccia dei sindaci è ora palese, svendendo la proficua gestione dell'oro blu al miglior offerente. Ma di questo risponderanno!

giovedì 1 ottobre 2015

CRITICAL MASS e ASSEMBLEA PUBBLICA per dire NO alla Gara europea

Sabato 26 settembre abbiamo svolto l’iniziativa in programma ed articolata in due momenti ben distinti. 
La Critical Mass manifestazione che ha attraversato, con l’utilizzo delle biciclette da parte dei partecipanti, tutta la città dal mare fino al centro storico e l’Assemblea Pubblica molto partecipata in p.za Cavour.
Ormai alla quarta Critical Mass per promuove il tema del referendum, della risorsa acqua, della ripubblicizzazione del Servizio Idrico Integrato nella provincia di Rimini riteniamo che questa formula di mobilitazione sia stata per noi fondamentale in questi anni per promuovere un nuovo modo di viere la città ma soprattutto questa volta ci ha permesso di far convergere e connettere tutte le lotte ambientali che in questi anni hanno preso vita sul nostro territorio.


La partecipata Assemblea Pubblica svoltasi in piazza Cavour, ci ha permesso di fare il punto sulla situazione attuale e approfondire la nostra contrarietà all’utilizzo della gara europea per decidere a chi affidare la gestione del SII.


Vogliamo ringraziare infatti tutti coloro che fattivamente hanno aderito e partecipato dal Comitato Ambiente & Salute di Riccione a Sos Adriatico e tutti i firmatari dell’appello ai sindaci della provincia, fatto girare in questi giorni sia sui quotidiani che online

venerdì 11 settembre 2015

APPELLO AI SINDACI DEI COMUNI DELLA PROVINCIA DI RIMINI PER LA GESTIONE “IN HOUSE” DEL SERVIZIO IDRICO INTEGRATO RISPETTARE IL REFERENDUM, RIPUBBLICIZZARE IL SERVIZIO IDRICO INTEGRATO

Il 12 e 13 giugno 2011 nella nostra Provincia 153.133 (61,51%) elettori si sono recati alle urne facendo una scelta ben precisa: eliminare la forzata privatizzazione del servizio idrico integrato (art. 23 bis del DL 112/2008) ed eliminare la remunerazione del capitale investito (comma 1 art. 154 D.Lgs 152/2006). 

In provincia di Rimini i SI sono stati 144.722, il 95,6% dei votanti, mentre alle ultime regionali l’affluenza registrata in Provincia di Rimini è stata del 33,45%, ben al di sotto del quorum referendario. Nonostante la volontà sia stata esplicitata con chiarezza e nonostante molti sindaci del territorio, a cominciare dal Sindaco di Rimini, abbiano espresso, a suo tempo, il loro impegno nel processo di ripubblicizzazione del SII, ad oggi non è cambiato nulla e a giorni ci si appresterà a votare la gara europea per l’affidamento. 

In questi mesi si è chiesto di aprire discussioni pubbliche, di coinvolgere la cittadinanza nella scelta, anche semplicemente informandola, a partire da uno studio comparativo tra le tre formule di gestione contenente i piani industriali, ma alle votazioni in consiglio comunale non è stato dato un seguito. Fra meno di una settimana i sindaci, senza alcun mandato politico, frutto della discussione in consiglio comunale, voteranno quello che i cittadini hanno chiesto di NON fare.
Il Vorrei ma non Posso, non è più utilizzabile. 
Non ce lo chiede l’Europa, che nella seduta del Parlamento Europeo dell’8 settembre 2015 ha votato la relazione sul seguito all'iniziativa dei cittadini europei "L'acqua è un diritto" (Right2Water), nella quale si è stabilito di togliere la gestione del servizio idrico integrato dal Trattato Transatlantico sul Commercio e gli Investimenti, non sottoponendolo dunque alla logica di spartizione del mercato fra le Multinazionali mondiali, dal momento che l’accesso all’acqua deve essere garantito a tutti e a tutte. Non ce lo chiede l’Europa visto che non obbliga alla privatizzazione della gestione, ma consente la scelta tre formule di gestione diverse (gara europea, gara a doppio oggetto e gestione “in house”).
Ce lo chiedono le grandi multiutility italiane e i privati che puntano ai profitti sicuri che garantisce un bene a domanda rigida, l'ACQUA, essenziale per le funzioni della vita umana. 
Sono le recenti norme approvate in parlamento (Sblocca Italia, Legge di stabilità e la Legge delega Madia) che forniscono ai comuni il pretesto per procedere con la gara europea e la conseguente privatizzazione della gestione del SII, non a caso già iniziata attraverso la cessione incentivata, da parte dei comuni di gran parte delle azioni delle multiutility in proprio possesso, come previsto nella Legge di stabilità.
In politica ci vuole coraggio, non solo per pretendere risorse finalizzate alle lobby territoriali, ma per attuare una scelta a suo tempo difesa. 
La ripubblicizzazione non sarà la strada più semplice, ma sicuramente la più lungimirante in grado di rimettere nelle mani dei territori la conoscenza del proprio sistema idrico, la decisione delle necessità e degli interventi da attuare, la piena disponibilità della remunerazione del capitale investito che ancora oggi, nonostante il referendum, permane nella costruzione della tariffa con la dicitura “onere finanziario”. In una azienda “in house” il ricavato dalla remunerazione del capitale deve essere completamente investito per la realizzazione di interventi sul servizio idrico integrato. La stessa Romagna Acque ha deciso di rinunciare alla quota di remunerazione del capitale per ridurre la tariffa al cittadino, proprio perché rappresentavano un gettito elevato non spendibile con costanza in interventi pubblici e non utilizzabile come dividendo fra i soci pubblici. 
Ci viene da chiedere come sia possibile che un soggetto pubblico rinunci ad una quota di utile importante, mentre il gestore privato la mantenga? Sicuramente perché quell’utile per il gestore privato e per i suoi soci privati rappresenta la principale fonte di guadagno.
I costi della ripubblicizzazione, dunque, sarebbero interamente ripagati dalla tariffa e genererebbero un surplus da reinvestire negli anni. Noi crediamo che possa esistere una gestione pubblica “buona” non dettata dall’interesse di pochi, solo se gestita in un’ottica partecipata. Non crediamo che il privato sia la formula migliore per contenere i costi, che anzi punta a ridurli per aumentare al massimo il proprio profitto, mantenendo invariato il costo del servizio, se non addirittura aumentandolo. Riteniamo piuttosto grave che siano le Istituzioni a dire che il pubblico ha fallito e che non esiste una “buona” gestione pubblica. Se così fosse vi chiederemmo di lasciare il vostro incarico a qualche manager d’azienda che dunque dovrebbe saper lavorare meglio di voi. Ma noi non crediamo a ciò. 

Pensiamo al contrario che in passato la nostra terra è stata capace di scelte importanti, coraggiose, lungimiranti, di alto valore sociale e democratico.
Con questo appello, firmato da associazioni, forze politiche, cittadini e cittadine, vi chiediamo di confermare questa storia, fatta di scelte solide, concrete e democratiche. È possibile riportare ’acqua alla gestione pubblica difendendo così il bene più prezioso da lasciare ai posteri ma se dovesse scegliere la gara europea, si scriverà e si leggerà solo dittatura dei mercati.

Con questo appello vi chiediamo di rivedere la vostra scelta ed aprire un confronto partecipato che vada verso la definizione di un’azienda in house per la gestione del SII. 

Per fare ciò è necessario richiedere di posticipare la scadenza del 30 settembre, decisa da una legge nazionale, avendo maggior tempo per fare ciò che non è stato fatto in questi 8 mesi!

NON CESTINATE il voto espresso nel referendum del 2011, insieme a questo appello!

SI SCRIVE ACQUA E SI LEGGE DEMOCRAZIA,

martedì 3 marzo 2015

No alla privatizzazioni dell'acqua dei riminesi. I comuni affidino il servizio idrico ad una azienda pubblica

Noi cittadini del territorio riminese chiediamo ai sindaci ed ai Consigli Comunali di rispettare il referendum  sull'acqua del 2011.

145.534 persone del nostro territorio hanno votato per avere l'acqua fuori dal mercato. 
        Ora si tratta di rispettare le regole democratiche. 

L'affidamento ad HERA (che è una azienda in via di privatizzazione) è scaduto da due anni, ed i comuni si trovano di fronte ad una scelta importante: o cedere definitivamente l'acqua ai mercanti, o riappropriarsi della sua gestione costituendo una azienda pubblica a cui affidare direttamente il servizio, nell'interesse dei cittadini di oggi e di domani. 

Noi pensiamo che quest'ultima sia la scelta giusta. 

Pensiamo che gli amministratori eletti, onorando la volontà dei cittadini, debbano scegliere di costruire una società pubblica senza scopo di lucro, controllata dagli utenti e dai lavoratori del servizio.

Un' azienda pubblica che punti ad un utilizzo oculato dell'acqua, alla sua qualità, alla depurazione, migliorando il rapporto con gli utenti, rilanciando gli investimenti e garantendo le tariffe più basse possibili.

Un'azienda pubblica che non produca utili o dividendi per gli azionisti, ma usi tutte le risorse economiche per migliorare il servizio.

Un'azienda pubblica che contribuisca all'uscita del nostro territorio dalla crisi economica, sociale ed ambientale.

Per raggiungere questo obiettivo, chiediamo che si dia luogo ad un percorso democratico, partecipato dai cittadini, dai lavoratori, dal Comitato Acqua Pubblica e dalle altre organizazzioni sociali.

Per questi motivi esprimi il tuto parere votando la petizione al link:
https://www.change.org/p/andrea-gnassi-no-alla-privatizzazioni-dell-acqua-dei-riminesi-i-comuni-affidino-il-servizio-idrico-ad-una-azienda-pubblica

martedì 3 febbraio 2015

Rimini - CS a seguito dell'assemblea Atersir del 02/02/15

I Sindaci di tutti i Comuni della Provincia, che compongono l'Atersir, sono chiamati a decidere come affidare la gestione del servizio idrico, che ora è di Hera anche se in proroga rispetto ad un affidamento scaduto a fine 2012.
Ieri si è tenuta la riunione di Atersir per discutere della gestione del servizio idrico a cui era presente una delegazione del Comitato Acqua Bene Comune di Rimini, come è stato riportato da tutti i giornali. Ma ciò che leggiamo oggi sui giornali non è esattamente quanto abbiamo ascoltato ieri. Anzi. Non è vero che sono state presentate allo stesso modo
tutte le possibilità di gestione del servizio idrico: Gara europea, Gara a doppio oggetto, affidamento IN HOUSE, gestione diretta.Nella riunione di Atersir abbiamo ascoltato il Presidente fare una lunga e molto tendenziosa relazione. Tendenziosa perché ha evidenziato molto le problematicità che i Comuni dovrebbero affrontare se scegliessero di affidare la gestione dell'Acqua con la modalità definita “in House” ovvero ad una società di proprietà del Comune stesso che poi andrebbe a gestire la rete idrica. Tendenziosa perché le argomentazioni esposte miravano a presentare la scelta del bando di gara come la più vantaggiosa. Arrivando addirittura ad affermare che i Sindaci avrebbero dovuto decidere tenendo conto degli “interessi pubblici e anche di quelli privati”. Verrebbe spontaneo chiedere: quali interessi privati? Di chi? Di quale società?
Ieri abbiamo ascoltato snocciolare i tanti problemi, impegni, costi e difficoltà che Sindaci e Comuni si troverebbero davanti se scegliessero di tornare a rendere davvero Pubblica l'Acqua anche nella sua gestione. Neanche una parola su possibili o eventuali vantaggi. Ma se così fosse perché la gestione del servizio idrico è tanto preziosa per Hera? O a qualcuno risulta che Hera se ne voglia disfare? E perché fa gola a tutte le multinazionali del mondo? Muoiono tutti dalla voglia di fare beneficenza e di accollarsi i tanti costi e problemi che ieri ci ha illustrato Giannini (Presidente Atersir)?
Ad esempio, come riportato dai giornali, se la scelta fosse quella di ripubblicizzare l'Acqua si dovrebbe ridare ad Hera il costo degli investimenti effettuati, stimati da Atersir in 113 milioni di euro per tutta la provincia. Bene. Ma quanto incassa Hera dalle Bollette dell'Acqua in tutta la provincia? Ecco questa cifra la relazione di Giannini ieri non la riportava e non c'era scritta da nessuna parte. A domanda da parte del Comitato Acqua Bene Comune Atersir ha risposto che le bollette che i cittadini pagano valgono circa 63 milioni di euro all'anno. Inoltre diversi Sindaci hanno richiesto dati più precisi e dettagliati sui costi, ovvero di conoscere per ogni singolo Comune quanto davvero sarebbe l'investimento da fare per ripagare Hera.
Aggiungiamo anche che diversi Comuni, anche fuori provincia e regione, sono orientati a cedere quote di partecipazione di Hera, che quindi potrebbe diventare una Società per Azioni di proprietà privata e gestione privata.
Il Comitato Acqua Bene Comune di Rimini, sia nella riunione Atersir di ieri che nell'assemblea pubblica tenutasi Sabato 24 Gennaio scorso, non ha mai nascosto che la scelta di tornare alla gestione pubblica del servizio idrico fosse la più impegnativa. Ma non sarebbe accettabile che i Sindaci decidessero senza aver valutato attentamente TUTTE LE OPZIONI POSSIBILI tenendo conto dei costi MA ANCHE DEI BENEFICI PER I COMUNI E PER I CITTADINI. Perché questo è il punto: quale analisi è stata fatta sui benefici che ne deriverebbero? Quale studio di fattibilità? Quali sarebbero i ricavi, ovvero le entrate, di cui verrebbero in possesso i Comuni se si riapropiassero della gestione del Servizio Idrico?
Perché è vero che per i Comuni ci sarebbero costi importanti in termini di investimenti di risorse economiche, ma questi sarebbero coperti e ripagati dalle Bollette, e si potrebbero trovare forme di finanziamento, anche attraverso sistemi di cessione del credito. Certo ci si dovrebbe mettere d'impegno e volontà per costruire un percorso, che è quello indicato dai cittadini col referendum. E dopo aver ripagato l'investimento iniziale, QUALI E QUANTE RISORSE RIMARREBBERO A COMPLETA DISPOSIZIONE DI COMUNI E SINDACI? E non per una cifra incassata oggi e mai più per aver venduto un servizio. Ma grazie ad un introito sicuro e costante nel tempo. Perché Atersir non ha presentato alcun dato su questo?
Né può essere un argomento accettabile quello, espresso dal Presidente di Atersir, dell'alto rischio di corruzione che esiste in tutto ciò che è gestito dal Pubblico in Italia, come molte inchieste hanno fatto emergere. Il Comitato da questo si è dissociato, non solo perché non riteniamo che tutto ciò che è Pubblico possa essere corrotto o corruttibile, ma anche perché lo riteniamo eticamente riprovevole come argomento pretestuoso per far propendere la scelta verso un bando di gara invece che altro.
Il Comitato Acqua Bene Comune di Rimini nella riunione di ieri ha invitato Atersir a fornire analisi sui costi e impegni veri cui si dovrebbe far fronte per una gestione “in House” del servizio idrico di ogni singolo Comune, insieme a studi di fattibilità, perché si possa valutare sulla base di tutti gli elementi in campo, non solo dei costi. E ha invitato Tutti
i Sindaci, una volta in possesso dei dati su costi e benefici, a discuterne nei Consigli Comunali aperti alla cittadinanza, perché la decisione sia consapevole trasparente e democratica. 27 Milioni di Cittadini italiani hanno scelto l'Acqua Pubblica con il Referendum del 2011. Oggi il compito di chi amministra su mandato elettorale dei cittadini è di rendere pratica e concreta quella scelta. A meno che i Sindaci di questa provincia non ritengano velleità idealitarie o residuati
ideologici governare il territorio in base alle scelte dei cittadini che li hanno eletti espresse col metodo diretto del Referendum.
A questo proposito non possiamo non esprimere apprezzamento per il Comune di Coriano, l'unico ad oggi nella provincia, ad aver scelto di andare verso l'affidamento “in House” quindi di tornare alla gestione pubblica, in coerenza e rispetto del mandato referendario.

sabato 24 gennaio 2015

Acqua - Rimini e provincia Rispettare il Referendum, Ripubblicizzare il servizio idrico

No ai colpi di mano, avviare una istruttoria pubblica, i cittadini devono discutere e decidere per l'affidamento del servizio idrico

Senza dibattito pubblico e senza informare la cittadinanza, pare che i Sindaci del territorio Riminese intendano decidere il nuovo affidamento dei servizi idrici (il vecchio è scaduto e siamo in regime di proroga) attraverso la messa a gara del servizio e quindi decretandone di fatto la Privatizzazione.
Sarebbe una violazione gravissima del mandato democratico e popolare che ha visto la stragrande maggioranza dei cittadini/e del territorio Riminese (145.534 SI') pronunciarsi contro la privatizzazione dell'acqua e per la sua sottrazione alle logiche del mercato attraverso il Referendum.
Facciamo appello ai Sindaci, a cambiare strada e a tutti i rappresentanti delle istituzioni a mobilitarsi assieme ai cittadini per scegliere l'unica strada coerente col mandato democratico, l'affidamento ad una azienda speciale pubblica.
Facciamo notare che questa discussione avviene proprio in presenza della Legge di stabilità voluta dal governo, che prevede misure che potrebbero portare ad una compiuta privatizzazione di soggetti come HERA.
Quindi l'affidamento attraverso la gara significherebbe privatizzare il servizio.
Solo l'affidamento in House a una azienda di diritto pubblico controllata in toto dai comuni, garantirebbe una gestione finalizzata agli interessi dei cittadini e dell'ambiente, e non a quelli dei mercati finanziari.

Di seguito il video dell'assessore Mirko Tutino della provincia di Reggio Emilia che proietteremo questo pomeriggio durante l'assemblea alle ore 16.00 presso la sala del Buonarrivo (sede della Provincia di Rimini) Corso D'Augusto, 231



Intervento di apertura dell'assemblea Pubblica:
Andrea Caselli coordinatore regionale dei comitati acqua bene comune


mercoledì 14 gennaio 2015

Lettera Aperta ai sindaci del territorio Riminese


Caro Sindaco,

nel suo comune 62.381 cittadini hanno votato il 12 giugno 2011 Sì ai referendum contro la privatizzazione dell'acqua e contro il profitto in bolletta.
Nel territorio Riminese è ormai da tempo scaduto l'affidamento del servizio idrico integrato, attualmente gestito da HERA in regime di proroga.Abbiamo saputo dell'intenzione del consiglio territoriale di ATERSIR, di cui anche la sua amministrazione fa parte, di procedere ad un nuovo affidamento del servizio tramite gara ad evidenza pubblica.
Non le sfuggirà che un passaggio di questo genere produrrebbe la sostanziale privatizzazione del servizio idrico, in palese contrasto con la volontà dei cittadini italiani e del suo comune.
La privatizzazione sarebbe sicura, anche in considerazione del fatto che HERA, per via delle nuove norme previste dalla Legge di stabilità si avvia ad un probabile processo di privatizzazione, attraverso la cessione incentivata, da parte dei comuni di gran parte delle azioni in proprio possesso.
Un passaggio così importante non può avvenire senza una istruttoria pubblica degna di tal nome e supportata da studi specifici sulla realtà Riminese, che prospettino ed analizzino accuratamente tutte le soluzioni possibili previste dalla normativa Europea.
Prima fra tutte la possibilità che i Comuni decidano l'affidamento in House ad una Azienda Speciale interamente dipendente dai comuni del Riminese stessi.
Ci risulta che questo lavoro non è stato fatto e che la documentazione da voi visionata sia largamente insufficiente, genericamente riferita ad altre realtà, ed in alcuni casi del tutto tendenziosa e di parte, densa di contenuti spazzati via dall'esito referendario.
La gestione in House dovrebbe avvenire attraverso la costituzione di una Azienda speciale realizzata attraverso lo scorporo del ramo idrico di HERA, e collocarsi in un orizzonte prospettico che veda la trasformazione di Romagna Acque in Azienda speciale, riconnettendo tutto il servizio idrico integrato.
Il primo vantaggio di tale soluzione sarebbe la ripresa di controllo e di potestà decisionale dei Comuni su un fattore fondamentale del governo del territorio, fattore come ben sapete totalmente scomparso nel caso della gestione tramite HERA, oramai deterritorializzata, finanziarizzata, eccessivamente grande e che impedisce la focalizzazione sugli interessi del territorio Riminese e dei suoi cittadini e della dovuta cura delle risorse idriche del territorio.
Questa prospettiva libererebbe risorse da destinare agli investimenti necessari producendo la possibilità che i comuni riprendano realmente il controllo della tariffa sia finalizzata agli investimenti che a benefici tariffari per i cittadini.
Sappiamo che la volontà dei comuni è fortemente condizionata dalla questione delle risorse, per via dei continui tagli ai quali sono stati soggetti, e per i ricatti che li spingono precisamente sulla strada delle privatizzazioni, realizzando la più grande spoliazione del patrimonio civico.
Eppure a questa deriva va opposta la volontà di recuperare un profilo che metta al centro gli interessi del territorio, dando nuove soluzioni al problema finanziario: la gestione finanziaria degli investimenti sarebbe garantita dalla tariffa, e la parte di esborso da fare nel momento dell'affidamento in HOUSE potrebbe essere supportata da diversi strumenti, fra i quali la cessione delle azioni di HERA extrapatto, la richiesta di finanziamento a Cassa Depositi e prestiti rompendo la logica che la stessa finanzia le privatizzazioni .
Sono solo abbozzi di idee che richiedono un preciso esame sulla base di studi di fattibilità convincenti e specifici, ma questo lavoro che richiede il tempo necessario, oggi sarebbe già disponibile se si fosse lavorato per la chiarezza e non per condurre ad una decisione preordinata.

Come Comitati acqua bene comune dell'Emilia Romagna, garantiamo tutta la nostra collaborazione, rendendoci disponibili ad incontrarla, e ad interloquire con il consiglio comunale in sessione aperta alla cittadinanza.

La invitiamo inoltre fin da ora a partecipare all'assemblea pubblica che si terrà il giorno Sabato 24 gennaio 2015 alle ore 16.00 a Rimini Presso la sala del Buonarrivo (sede della Provincia di Rimini) Corso D'Augusto, 231 Rimini promossa dai Comitati Acqua Bene Comune Emilia Romagna

Le chiediamo però con fermezza di fermare il processo che si è avviato per non trovarci di fronte al fatto compiuto, l'acqua è un diritto umano fondamentale e come tale richiede percorsi democratici e senso del ruolo pubblico delle istituzioni.